PEG nei cosmetici:
tutto quello che devi sapere per starne alla larga

La sigla PEG sta per Poli Etilen Glicoli. Sono sostanze che derivano dal petrolio, sintetiche e inquinanti, utilizzate come emulsionanti. A loro volta gli emulsionanti permettono all’acqua di legarsi con le sostanze oleose, come le creme viso e capelli. Diversamente, per propria natura, non ne sarebbero in grado. Il processo che consente di ottenere i PEG è denominato Etossilazione.

Etossilazione: di cosa si tratta?

Una molecola etossilata non procura nessun problema se presa da sola, perché ben tollerata. Il reale problema sta in un inquinante che i PEG si portano dietro. Una piccola molecola irritante, chiamata Diossano, sospettata di creare danni al sistema nervoso centrale, ai reni, e addirittura di essere cancerogena.

I PEG sono quindi pericolosi?

La quantità di Diossano che un cosmetico può contenere, tramite i PEG, è davvero piccola. Poiché viene fatto un utilizzo costante di numerosi prodotti, formulati con PEG nei cosmetici, in modo continuativo per 365 giorni l’anno, ecco che allora questo fattore inizia a non essere più trascurabile. Il nostro consiglio è di evitare prodotti contenenti PEG.

PEG nei cosmetici: in quali prodotti sono contenuti?

Come abbiamo spiegato, i PEG possono contenere questa piccola molecola irritante e sono contenuti nei prodotti facenti parte della nostra ordinarietà:

  • Bagnoschiuma

  • Balsami

  • Cosmetici

  • Creme

  • Creme solari

  • Detergenti

  • Paste dentarie

  • Shampoo

PEG e non solo: evitare anche i Tensioattivi, Siliconi e la Paraffina

Nelle creme vengono utilizzati i PEG per ottenere un effetto emolliente e umettante, mentre negli shampoo vengono utilizzati come tensioattivi (in quei prodotti a base acquosa con proprietà detergenti, emulsionanti, schiumogene).

Tensioattivi, cosa sono?

I tensioattivi sono responsabili della pulizia della pelle. Rivestono lo sporco e durante il risciacquo, il tensioattivo lo porta con sé insieme all’acqua. Se i tensioattivi sono di origine chimica, questi rischiano di danneggiare il film idrolipidico, la sottile pellicola di acqua e sebo che funge da barriera protettiva per la cute.

Paraffine e Siliconi

Le paraffine e i siliconi sono sostanze idrofobiche: sono per loro natura sostanze grasse, che non amano l’acqua, caratterizzate da una fortissima idrorepellenza.

Paraffina, di cosa si tratta?

È un olio che ha origini minerali ed è un mix di sostanze ottenute dalla distillazione del petrolio. Troviamo la paraffina nelle etichette dei prodotti come Paraffinum liquidum o Mineral oil oppure come olio di Vaselina.

È una sostanza emolliente usata per la formulazione di moltissimi cosmetici perché dona consistenza, corposità e scorrevolezza al prodotto. La paraffina viene utilizzata come materia prima dalle case cosmetiche produttrici in quanto il suo costo è veramente esiguo.

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Siliconi, sono tutti uguali?

Sono di origine sintetica costituiti da silicio, ossigeno, carbonio e idrogeno. Sono divisi in due grandi famiglie: siliconi volatili e non volatili. I volatili evaporano molto in fretta ma tendono a seccare la pelle, mentre i non volatili restano sulla pelle svolgendo comunque la loro funzione.

Hanno capacità di respingere l’acqua ed è grazie a questa loro peculiarità che vengono utilizzati nei cosmetici: creme solari, creme viso, creme corpo, fondotinta, prodotti per capelli, etc. I siliconi sono anche caratterizzati dall’avere un tocco asciutto, setoso e spingono il consumatore a pensare che, grazie a quello specifico prodotto, la loro pelle sia vellutata, quando in realtà quello vellutato è il silicone e non la nostra pelle.

I siliconi più diffusi hanno questo nome che potrete appuntare nella vostra lista nera:

  • Dimethicone

  • Dimethiconol

  • Cyclohexasiloxane

  • Cyclopentasiloxane

  • Cyclomethicone

  • Poliquaternium-80

Paraffine e Siliconi, sono quindi tossici?

Paraffine e siliconi vengono utilizzati per fare la fase grassa delle creme. Non sono tossici in senso stretto, sono inerti chimicamente sulla nostra pelle, ma attenzione: essere inerti chimicamente non vuol dire esserlo anche dal punto di vista fisiologico.

Significa che l’acqua, che normalmente traspira per termoregolarci, si andrà ad accumulare tra lo spazio che c’è tra lo strato occlusivo, di paraffina o silicone, e la nostra pelle. Questo accumulo d’acqua tenderà a scombinare la struttura della barriera cutanea, unica vera responsabile della tutela del patrimonio idrico di tutta la pelle.

Con uno strato occlusivo andiamo a minarne la funzionalità, non permettendole di funzionare correttamente. La pelle subirà un processo di disidratazione che, se reiterata nel tempo, è ormai nota accendere possibili fenomeni infiammatori. Meglio evitare, ancora una volta, prodotti per il quotidiano con paraffine e siliconi.

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Quali conseguenze può avere tutto questo sul pH della pelle?

La pelle ha un pH definito ed è debolmente acido, attestandosi come valori su 4,5 oppure 5. Questo ristagnamento tenderà a farne aumentare il valore, alcalinizzandolo.

Ci sono degli enzimi che si occupano della costruzione della barriera cutanea che sono pH dipendenti, lavorando bene a un determinato valore di pH. Se la barriera è ben assemblata, riuscirà quindi a svolgere il suo lavoro di trattenere la giusta quantità d’acqua e la pelle sarà ben idratata, flessibile e permeabile.

Parabeni a cosa servono e perché vengono considerati pericolosi

Utilizzati, da più di 70 anni, non solo nell’industria cosmetica ma anche in quella alimentare e farmaceutica, sono conservanti attivi, sia verso i batteri che verso i funghi.

Studi che sono stati condotti sui parabeni:

  • Da uno studio del 2004, emerse l’evidenza che nelle cellule tumorali appartenenti a dei campioni di tessuto mammario, di venti donne con tumore al seno, vi era una sensibile quantità di parabeni. Questo collegamento, tra parabeni e cellule tumorali, si instaurò anche perché già all’epoca era risaputo che i parabeni mimano l’azione degli estrogeni e che gli estrogeni sono coinvolti nello sviluppo del cancro al seno.

Pertanto si supponeva che i parabeni fossero coinvolti nello sviluppo del tumore.

Tale studio venne pubblicato sul Journal of Applied Toxicology, con un articolo dal titolo “Concentrazioni di parabeni nei tumori della mammella”, dagli scienziati guidati da Philippa Darbre dell’Università di Reading nel Regno Unito.

Approfondendo, si scoprì che questo studio non fu propriamente condotto seguendo i giusti standard. Non furono fatti controlli sulle cellule sane. È un punto fondamentale da capire: se i parabeni si trovano sia nelle cellule malate che nelle cellule sane nella stessa concentrazione, e questo accade con moltissime molecole con cui veniamo a contatto, significa che tale attività cancerogena non è da attribuirsi ai parabeni.

Dopo questo studio ne vennero condotti molti altri, ma nessuno ha mai confermato ciò che dichiarava il gruppo di ricerca del 2004. Il Governo danese, nel 2011, non essendo certo della sicurezza stessa dei parabeni, ne ha vietato alcuni: Butil, Isobutylparaben, Isopropil, Propil nei prodotti destinati ai bambini con età inferiore ai 3 anni, in quanto più sensibili e a rischio.

A seguire, nel 2014, la Commissione Europea ha vietato nei cosmetici l’utilizzo di ben cinque molecole appartenenti alla famiglia dei parabeni:

  • Benzylparaben

  • Isobutylparaben

  • Isopropylparaben

  • Pentylparaben

  • Phenylparaben.

Se ne hai abbastanza di trovare i PEG nei tuoi cosmetici preferiti, puoi appuntare i nomi
degli ingredienti di cui abbiamo parlato e scegliere i cosmetici che hanno a cuore la tua pelle.

Sulla nostra pagina “prodotti naturali ad alta funzionalità puoi scoprire come realizziamo i nostri prodotti, secondo una filosofia naturale che esclude PEG, siliconi, paraffina, parabeni, tensioattivi e conservanti chimici.

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